11° incontro

- Da Papa Francesco, Lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti

Promuovere il bene morale

  1. 112. Non possiamo tralasciare di dire che il desiderio e la ricerca del bene degli altri e di tutta l’umanità implicano anche di adoperarsi per una maturazione delle persone e delle società nei diversi valori morali che conducono ad uno sviluppo umano integrale. Nel Nuovo Testamento si menziona un frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5,22) definito con il termine greco agathosyne. Indica l’attaccamento al bene, la ricerca del bene. Più ancora, è procurare ciò che vale di più, il meglio per gli altri: la loro maturazione, la loro crescita in una vita sana, l’esercizio dei valori e non solo il benessere materiale. C’è un’espressione latina simile: bene-volentia, cioè l’atteggiamento di volere il bene dell’altro. È un forte desiderio del bene, un’inclinazione verso tutto ciò che è buono ed eccellente, che ci spinge a colmare la vita degli altri di cose belle, sublimi, edificanti.

 

- Dalla vita e dagli scritti di Madeleine Delbrêl (1904 – 1964)

 (seconda e ultima parte)

Sul rapporto col marxismo e i marxisti nella sua realtà di Ivry diceva Madeleine: “Alcuni hanno potuto allontanarsi dal marxismo per ragioni ideologiche o per una valutazione diversa delle realtà economiche”. Madeleine si trovava in una prospettiva molto differente. La generosità dei militanti comunisti era in grado di sedurla: infatti non mancò di essere sensibile al loro disinteresse personale e alla qualità del loro impegno. La chiave della liberazione dei poveri e la fine della loro schiavitù non si trovavano forse in quel prodigioso esercito del lavoro che si dava da fare in modo così impressionante? E invece Madeleine reagisce da mistica. Sono il suo amore e la sua forza interiore a essere messi in discussione: l’onore di Dio impone la rottura. “Sul piatto della bilancia Lenin non aveva lo stesso peso della parola di Gesù” (parole di Christine de Boismarmin, sua amica e collega).

È nel nome del duplice comandamento del Vangelo, l’amore di Dio e l’amore del prossimo, che regola la propria vita. I comunisti sono sensibili solo alla seconda parte di questo comandamento, che invece è uno solo, e inoltre riducono il comandamento dell’amore del prossimo unicamente all’aspetto umano. Diceva: “Quando gli uomini ignorano che Dio è il loro bene, non ci dobbiamo adeguare alla loro ignoranza e alla loro miseria. Non dobbiamo solo credere, ma capire che il Dio vivente del Vangelo può essere per loro non soltanto una novella, ma la Buona Novella”.

Diceva inoltre Madeleine: “«Quel che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi»: Dio e il prossimo; Gesù Cristo e la Chiesa; gli obblighi del Vangelo e anche della Chiesa. Per tutto ciò basta un libro solo, il Vangelo, ma tutto il Vangelo: leggere il Vangelo come si mangia del pane”.

“… Cristo è venuto a renderci giusti, non a fare giustizia …”.

“E finisco, figlie mie, chiedendovi, al di là della partecipazione che il Signore darà alla sua sofferenza o alla sua vita quotidiana del suo Vangelo, di mettere in atto tutti i vostri sforzi come se la preghiera non esistesse; ma di non intraprendere nulla senza pregare, come se solo la preghiera esistesse”.

 

- Dagli scritti di Madeleine Delbrêl

IL PICCOLO MONACO, OVVERO IL PERFETTO FRATELQUIETO

O santità, quanti santi hanno fallito nel tuo nome!

Del rumore del mondo: Fratelquieto “vede” nel telefono la chiamata di Dio (alle undici e mezzo di sera).

Della mortificazione: Non tornare a salare, zuccherare, riscaldare … se non quando hai l’incarico della cucina (il giorno in cui trovò cattiva la minestra).

Del vocabolario: Non chiamare nel prossimo suscettibilità ciò che in te chiami sensibilità (il giorno in cui fecero uno sgarbo al piccolo monaco).

Quale grande fortuna per un monastero avere un priore incompetente se, confessando la sua incompetenza, si affida a Dio (al termine di una giornata disastrosa).

Non dimenticare che vivere con te può bastare agli altri a ottenere il cielo (il giorno in cui aveva la bocca amara).

Il demone del mezzogiorno: Quel che tu avevi scelto per diventare un buon cristiano, ti fa ora detestare la vita cristiana.

Ebbene è stato sperimentato che queste stesse parole sono dette, urlate, sospirate, piante da:

donne davanti al marito dopo 10 anni di matrimonio;

mariti alle mogli festeggiando il loro 10° anniversario;

medici dopo 10 anni di professione;

militanti dopo 10 anni di apostolato;

ogni cristiano giunto al 10° anno di vita cristiana.

A seconda dei casi, 10 anni possono essere 7 o 13. Ma qualunque sia il numero degli anni, l’impressione della durata del martirio è la stessa per tutti i pazienti (Madeleine Delbrêl in una giornata d’umore nero).

 

Dagli scritti delle Comunità, Not 153

- Don Divo Barsotti, dal “Vademecum”

LO SPIRITO ECCLESIALE DELLA COMUNITÀ

(terza e ultima parte)

Siamo veramente contenti di ritrovare nella Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa quanto dicemmo in un ritiro sul cristiano in quanto profeta e sacerdote. È bello constatare che siamo così radi­cati nella Chiesa da poter vivere già in anticipazione quello che poi Ella ci dice e vuole da noi. Ringraziamo Dio di questo grande dono che ci ha fatto di anticipare in qualche modo i tempi. Ma ora che li abbiamo an­ticipati, dobbiamo vivere!

La vita cristiana non è altro che carità, che amore. Ma amore che esige una purificazione progressiva. Non si può amare con tutto il cuore fintanto che il cuore è diviso; perciò bisogna acquistare quella purezza di cuore che sola può per­mettere di rispondere alle esigenze dell’amore divino che vuole da noi tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze. La nostra conversione è la conversione da un rapporto con le cose, con le idee, con la verità, con la bontà impersonale, a un rapporto invece personale con Colui che ti ama e si co­munica a te, Gesù Signore.

Oggi, qui, Dio mi ha affidato il mondo: debbo essere io a risvegliarlo; attraverso di me questa ondata di giovinezza, di freschezza di amore, deve invadere il mondo, deve scuotere tutte le anime. La mia conversione deve operare altre conver­sioni, e attraverso questa conversione io e gli altri dobbiamo riacquistare una giovinezza, vivere il rinnovamento dell’intimo del nostro cuore.

La conversione nel Cristianesimo non è un fatto legato soltanto ad un tempo. Nostro Signore inizia la sua predicazione proprio con questa parola: “Convertitevi!” (Mc 1,15). E san Paolo, quasi al termine della sua corsa apostolica, ri­pete le parole che aveva detto prima Nostro Signore. Non è cambiato nulla perché gli uomini hanno bisogno di vivere sempre nell’ascolto di una stessa parola: “Convertitevi! rinnovatevi nell’intimo del vostro cuore”.

Convertitevi!”. È la parola con cui s’inizia il Nuovo Testa­mento ed è la parola anche che lo chiude. È da questa conversione che nasce il rinnovamento, ed è chiaro che sia così, perché se noi vivessimo di una eredità, non si potrebbe parlare più di rinnovamento. Il Cristianesimo, nella misura che noi lo realizziamo, non ci fa vivere una storia che tende verso la morte, ci fa vivere invece una vita che tende verso la purezza originaria, che ten­de verso la novità perenne, l’eterna giovinezza di Dio.

È questo il rinnovamento che noi dobbiamo vivere in una con­versione perenne a Dio; ed è in questo rinnovamento che l’ani­ma non conosce più il trapasso degli anni, ma piuttosto, via via che la conversione diviene più verace, più intima e più profonda, essa vive una giovinezza sempre più piena, una ricchezza per­ciò di vita, ma semplice, ma pura, sempre più luminosa e grande. Ecco la vita cristiana: accogliere il messaggio divino, vol­gerci a Dio in una conversione dell’essere per sentirci rinno­vati da Lui. Accogliere l’invito che Egli ci fa. Noi ci possiamo rinnovare di fatto nella misura che accogliamo l’invito. Allora accogliamo l’invito: è l’invito delle nozze, l’invito all’unione con Lui. Volgiamoci a Lui che ci chiama, uniamoci a Lui in un cam­mino che giorno per giorno veramente ci avvicini sempre più alla sua divina Presenza. Nella misura che noi vivremo tutto questo rinnovamento, noi vivremo questo tuffarci di tutto l’es­sere in una giovinezza sempre più pura, più lieta, sempre più luminosa e più viva.