La Costituzione conciliare Gaudium et spes, al capitolo primo (n. 12), parlando della dignità e della vocazione della persona umana, dice: “La Bibbia insegna che l’uomo è stato creato «ad immagine di Dio» capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene, quale signore di esse (cfr. Gen 1,26 e Sap 2,23), per governare e servirsene a gloria di Dio (cfr. Eccli 17,3-10). «Che cos’è l’uomo, che tu ti ricordi di lui? O il figlio dell’uomo che tu ti prenda cura di lui? L’hai fatto di poco inferiore agli angeli, l’hai coronato di gloria e di onore e l’hai costituito sopra le opere delle tue mani, tutto hai sottoposto ai suoi piedi» (Sal 8,5-7)”. Il Concilio richiama un grande interrogativo per la ragione umana: “Che cos’è l’uomo?”. Nel descrivere poi la costituzione dell’uomo (n. 14), l’insegnamento conciliare viene a descrivere nel creato di Dio una realtà spirituale nell’uomo che innalza la sua grandezza fino a fargli “trascendere l’universo delle cose”. La parabola del figlio prodigo è importantissima per sottolineare questa verità, perché si legge: “Rientrato in se stesso…” (Cfr.Lc.15). È la consapevolezza della coscienza e dell’interiorità. In "reali profondità spirituali" ritorna l’uomo quando rientra in se stesso, là dove lo aspetta quel “Dio che scruta i cuori” (cfr. 1Re 16,7, Ger 17,10 e Sal 138). A questi livelli di profondità san Francesco può dire: “Mio Dio, mio tutto”, anticipando in questo mondo con grande letizia e nel massimo di povertà, il Paradiso di Dio, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). “Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62,5). Nella verginità consacrata si vive ciò che è proprio della natura umana, in termini diretti e assorbenti, in relazione a Colui che è possibile “conoscere e amare”, per “glorificare Dio nel proprio corpo” (cfr. 1Cor 6,13-20 e GS 14): non si vive una sublimazione di istinti con relativa frustrazione. Il concetto della sublimazione viene da Freud, che parla di un processo mentale paragonabile al fenomeno fisico per cui una sostanza si può esprimere allo stato solido poi allo stato gassoso, rimanendo sempre quella sostanza e della stessa natura. Freud parla di sublimazione per indicare “un processo mentale prevalentemente inconscio…”. Bastano queste parole per vedere una chiara contraddizione, che sospinge certamente tutti a chiedersi come mai possa esistere un processo mentale nell’uomo, senza consapevolezza. Ma in una visione coerente di fede si tratta di allontanare con determinazione la parola “sublimazione”, usata in fisica per indicare realtà della stessa natura, mentre nella verginità c’è una realtà soprannaturale, dell’altro mondo, un’irruzione di Dio che attrae e stringe a Sé la sua creatura, nella totalità del suo essere. Nel Vangelo di Matteo si parla di castità (letteralmente di autocastrazione) finalizzata e causata dalla presenza del Regno di Dio, e dall’irruzione dell’assorbente Signoria divina, nel corpo stesso dell’uomo (cfr. Mt 19,12): “Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” (1Cor 6,20). * Per chi ha fede, alla luce della rivelazione, la verginità “per il regno dei cieli”, “a Dio consacrata” è un carisma, un dono soprannaturale, miracolo e prodigio divino nella natura umana: Paradiso e gioia di Dio nel cuore dell’uomo, perché “danzerà per te con grida di gioia, Colui che ti ha creato” (cfr. Is 62,5 e tutta la Cantica). * Questa irruzione del Dio vivo nel mistero dell’amore umano è quanto mai consapevole: nessuno può amare qualcosa di cui non sa e che non conosce. * Dio poi non è “la mia idea di Dio” che posso dominare come un concetto da vivisezionare: “Perché come le acque colmano il mare, così la terra dovrà riempirsi della conoscenza della gloria del Signore” (cfr. Ab 2,14). Solamente allora con questa pienezza di luce, di pace e di vita interiore, la verginità consacrata può dire qualcosa agli sposi, e non essere un surrogato “sublimato” ed “evanescente” della relazione sponsale, con la relativa “frustrazione”. *A Maria Santissima si dice: “Gioisci, Maria, il Signore è con te” (cfr. Lc 1,28) “sei piena di Dio” e “non privata” di qualcosa o di qualcuno che ti manca. Anzi, se sei già “piena” non c’è posto “per altri” o “per altro”. * L’uomo d’oggi non riesce più a conoscere se stesso nel suo intimo, chi è e dove va, cosa ama e che cosa desidera. Difficilmente giunge a conoscere la dignità del mondo interiore, che è più importante di tutte le cose conosciute. Sicuramente è più importante perché è "a partire da esso" che riesce a dare valore a ogni cosa e ad ogni relazione, non viceversa. Anche all’uomo affaticato dall’ambiente mondano, o in rinnovata e approfondita ricerca, la purezza di vita interiore della vergine consacrata può dire qualcosa. Pertanto la comunione dei carismi e degli stati di vita diversi nella Chiesa di Dio rimane fondamentale come la circolazione sanguigna nel corpo dell'uomo! Essa serve per vivificare continuamente tutte le membra nel mistero della loro unità e del loro specifico dono perché si possa rimanere "con forza" e "in modo utile e fecondo" a servizio del Signore e dell'edificazione del suo Regno che viene!