- Da STATUTO e DIRETTORIO
Dir. 2.1.1 § 2) I consacrati rispondono alla volontà del Signore nei loro differenti stati di vita, che hanno ognuno particolarità concrete ed esigenze proprie. Si è legati tra chi ha doni diversificati, così da completarsi reciprocamente. I carismi personali non vanno appiattiti, tutti devono essere riscoperti, accettati e valorizzati: è un bene l’osmosi, lo scambio, non solo nascosto, ma reale, fra doni diversi, nel segno di una medesima comunità e famiglia in cammino.
St. 2.4.1 § 2) La Comunità introduce i consacrati ad una lettura integrale e continua del Vangelo e della Sacra Scrittura, ritenendo fondamentale l’ascolto docile e fedele per entrare in un dialogo vivo con il Signore, che parla attraverso il testo sacro, e per accogliere fruttuosamente la Parola di Dio attraverso i brani scelti dalla Chiesa per l'Eucaristia, particolarmente quella domenicale. Ai consacrati è proposto un calendario di letture quotidiane.
- Da GIOVANNI PAOLO I, Riflessioni all’Angelus
FESTA DI SAN GREGORIO MAGNO DOMENICA, 3 SETTEMBRE 1978
Lassù nel Veneto sentivo dire: ogni buon ladrone ha la sua devozione. Il Papa ne ha parecchie di devozioni; tra l'altro a san Gregorio Magno, di cui oggi ricorre la festa. A Belluno il seminario si chiama gregoriano in onore di SAN GREGORIO MAGNO. Io ci ho passato 7 anni come studente e 20 come insegnante. Si dà il caso che oggi, 3 settembre, lui sia stato eletto Papa ed io comincio ufficialmente il mio servizio alla Chiesa universale. Era romano, diventato primo Magistrato della città. Poi ha dato tutto ai poveri, si è fatto monaco, è diventato Segretario del Papa. Morto il Papa, hanno eletto lui e non voleva. Ci si è messo di mezzo l’Imperatore, il popolo. Dopo, finalmente, ha accettato e ha scritto al suo amico Leandro, Vescovo di Siviglia: «Mi viene da piangere più che parlare». E alla sorella dell'Imperatore: «L’Imperatore ha voluto che una scimmia diventasse leone»; si vede che anche a quei tempi era difficile fare il Papa. Era tanto buono verso i poveri; ha convertito l’Inghilterra.
Soprattutto ha scritto dei bellissimi libri; uno è la Regola Pastorale: insegna ai vescovi il loro mestiere, ma, nell’ultima parte, ha queste parole: «Io ho descritto il buon pastore ma non lo sono, io ho mostrato la spiaggia della perfezione cui arrivare, ma personalmente mi trovo ancora nei marosi dei miei difetti, delle mie mancanze, e allora: per piacere - ha detto - perché non abbia a naufragare, gettatemi una tavola di salvezza con le vostre preghiere». Io dico altrettanto; però non solo il Papa ha bisogno di preghiere ma il mondo. Uno scrittore spagnolo ha scritto: «Il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere». Cerchiamo che ci siano più preghiere e meno battaglie.
- Da SR. AGNESE della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Lezioni sulla Piccola Regola
SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
Sono riportate le parole di don Giuseppe Dossetti, all’incontro del 1° novembre 1988.
Torno alle letture che ci hanno nutrito stamane e dico quello che mi pare essere in sintesi suprema la grande certezza che esse intendono trasfondere in ogni battezzato, la certezza di essere tutti chiamati a vivere la vita del Padre, tutti, senza nessuna distinzione, in particolare in questo “tutti”, dobbiamo sottolinearlo, sono compresi quelli che hanno scelto la verginità per il Regno e coloro che sono stati chiamati al sacramento del matrimonio. Tutti egualmente chiamati, tutti aventi eguale accesso alla possibilità di vivere per Cristo, nello Spirito Santo, la vita del Padre già cominciata per tutti qui e destinata a raggiungere la sua pienezza un giorno al di là della morte, tutti.
È la dottrina della Lumen Gentium al capitolo 11 sull’universale chiamata alla santità, che dobbiamo avere sempre molto presente. La nostra Piccola Famiglia l’aveva in qualche modo intuito e anticipato nella sua prassi iniziale, quando fin dagli inizi abbiamo cercato di avere insieme con noi delle famiglie. Questo cammino non è stato semplice, non è stato facile, soprattutto non è stato subitaneo; abbiamo sentito delle difficoltà, ma poi il Signore ci ha dato finalmente di raggiungere, in una certa misura, questo scopo.
Tutti dunque siamo chiamati a vivere la vita di figli, già cominciata nel nostro Battesimo, già espansa in proporzione della nostra fede o del nostro esercizio di questa vita in noi, e destinata poi a completarsi in pienezza un giorno. Ripeto: tutti, senza differenza e senza che si possano stabilire delle statistiche. Quanti consacrati, quanti coniugati raggiungono la vita del Padre?... Lasciamo questo al mistero che il Padre si riserva di farci vedere in pienezza nell’ultimo giorno, ciascuno deve far fede alla sua chiamata a raggiungere la perfetta realizzazione. La condizione è uguale: esercitare con fedeltà e rispondere con generosità alla propria chiamata, a quella che è stata in concreto la chiamata di Dio. Nella verginità consacrata alcune condizioni sono facilitate, non c’è dubbio, ma nel matrimonio alcune altre sono più meritorie, costano, in qualche modo di più, e se ciascuno risponde con la generosità di tutta l’anima, di tutto il cuore e di tutte le forze il Signore indubbiamente darà a tutti il medesimo premio. La festa di oggi ci incoraggia tutti quanti a sperare che davvero sia la vita di Dio.
- Da L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO, relazione del 15 gennaio 2022 di Claudio e Patrizia, I parte
LA PAROLA DI DIO, VERBUM DOMINI
“Lampada ai miei passi è la tua Parola, Signore, luce sul mio cammino” (Salmo 118)
Verbum Domini. Uno dei doni del Concilio Vaticano II è la Parola di Dio. Nel documento DEI VERBUM 21 si dice infatti: “La Chiesa deve venerare le divine scritture come ha fatto per il corpo stesso di Cristo”. PAPA BENEDETTO nell’esortazione apostolica postsinodale VERBUM DOMINI diceva: “È dono e compito imprescindibile della Chiesa comunicare la gioia che viene dall’incontro con la Parola di Cristo, Parola di Dio presente in mezzo a noi. In un mondo che sente spesso Dio come superfluo o estraneo, noi confessiamo come Pietro che solo Lui ha parole di vita eterna. Non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore, perché abbiamo vita in abbondanza”.
Papa Francesco nel 2017 ha indetto nella Chiesa, per la prima volta, la “Domenica della Parola di Dio”, sottolineando che la Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati perché essa appartiene, anzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola (cfr Aperuit illis 4).
Don Giampaolo ci ha testimoniato varie volte che quando studiava in seminario, non si leggeva tutta la Sacra Scrittura e che, per lui, fu una vera rivelazione poter avere in mano ogni giorno la Parola e accoglierla, come dice lui, “inzuppata di Spirito Santo”, quale è veramente, Parola di Dio che opera in noi. Per lui e per la Comunità fu fondamentale l’incontro con don Giuseppe Dossetti e la sua Comunità, dalla quale ancora oggi assumiamo il calendario annuale con lettura continua e quotidiana di brani dell’Antico e Nuovo Testamento, di cui uno proposto come lectio quotidiana. Ricordo che, quando entrammo in Comunità, ciò che ci colpì di più fu proprio la venerazione, l’amore che ogni consacrato riponeva nel Libro, accarezzato e baciato al termine della lettura del Vangelo e sempre presente ad ogni convocazione. Questo amore per la Scrittura trapelava anche nella liturgia con l’abbondanza delle citazioni e la lunghezza delle omelie del Don. Ho visto regalare la Bibbia a chi ne era sprovvisto dicendo: “Prendi questo pane e nutritene ogni giorno”. Abbiamo scoperto la Bibbia come pane quotidiano per la nostra vita: molto bello! Veramente la Comunità prende sul serio le parole di SAN GIROLAMO: “Adempio al mio dovere, obbedendo al comando di Cristo: «scrutate le scritture» (Gv 5,39) e «cercate e troverete» (Mt 7,7) per non sentirmi dire come ai Giudei: Voi vi ingannate, non conoscete né le Scritture, né la Potenza di Dio (Mt 22,29). Se, infatti per San Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le scritture non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le scritture significa ignorare Cristo” (Prologo al commento del profeta Isaia).
L’ascolto della Parola di Dio è stato, per noi, come un risveglio alla fede, anche perché allora avevamo tre bambini piccoli e la vita concreta, con le sue esigenze, ci assorbiva completamente. Poter sedersi, al mattino, prima di andare al lavoro, nel silenzio e poter godere di quelle parole, sosteneva tutte le nostre giornate. Don Giampaolo contemporaneamente ci chiese di aprire la nostra casa per leggere, insieme ad altri, la Sacra Scrittura e devo dire che ancora oggi, dopo tanti anni, quell’incontro settimanale è fondamentale per la nostra crescita spirituale.