- Da STATUTO e DIRETTORIO
St. 1.2 § 2) I Misteri dell’Annunciazione e della Visitazione sono il quotidiano riferimento per la preghiera e per la vita di ogni membro. Fiduciosi nella onnipotenza supplice della Santa Vergine, i consacrati invocano lo Spirito Santo perché sia formato in ciascuno di loro il Figlio di Dio e siano sempre più disponibili a portare la sua presenza di servizio al Padre e ai fratelli.
Dir. 2.3.1 § 4) L’obbedire conforma perfettamente la volontà umana alla volontà divina e per questa conformità Dio vive in noi: la volontà di Dio è Dio. L’obbedienza diviene, allora, il canale attraverso il quale passa l’amore stesso di Dio.
Dir. 2.4.3 § 10) Si riporta spesso che la preghiera personale è “pensare a Dio amandolo” (beato Charles de Foucauld), ma riportiamo anche la definizione della preghiera di santa Teresa d’Avila: “La preghiera è pensare a Dio che ci ama”.
- Da SR. AGNESE della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Lezioni sulla Piccola Regola
LO SPIRITO E L’EUCARESTIA
Don Giuseppe diceva, fin dalle lezioni di Gerico, che rispetto all’Eucarestia c’è molto il rischio dell’abitudine, della quotidianità e infatti qualcuno, sia fra gli orientali sia qui da noi, sostiene che è meglio non celebrarla tutti i giorni per evitare l’abitudinarietà. Noi questo discorso non lo abbiamo mai accettato, pensando che è meglio farla tutti i giorni, anche con questo rischio, piuttosto che non averla! Però è necessario ravvivarla di continuo e la si ravviva con l’invocazione grande e continua dello Spirito durante la celebrazione stessa.
Nell’appunto di Gerico don Giuseppe dice che “lo scopo della Messa, alla fine, è quello di attingere lo Spirito Santo”. Certo lo scopo della Messa in primo luogo è di dare gloria a Dio, ma quanto a noi lo scopo è di attingere lo Spirito Santo perché il frutto dell’Eucarestia e della nostra comunione con Cristo è che viene in noi lo Spirito Santo. Questo è il frutto. … San Serafino di Sarov dice che lo scopo della vita è di ottenere lo Spirito Santo: è attraverso lo Spirito che la nostra vita sarà consumata e portata al di là della barriera della morte.
Non solo la Messa attira lo Spirito, ma la Messa stessa è agita dallo Spirito, perché è lo Spirito Santo che agisce nell’Eucarestia, che di fatto trasforma il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore. …
Una cosa che io faccio sempre, anche se non fa parte del rito, è di invocare molto lo Spirito per me e per tutte le sorelle quando si va alla comunione, perché mi ricordo quello che dice SAN FRANCESCO in un suo scritto: “Solo lo Spirito Santo riceve il corpo del Signore”. In noi non c’è spazio per il corpo del Signore, è lo Spirito che lo riceve in noi: come lo Spirito Santo opera nel pane, così lo Spirito Santo fa sì che noi possiamo ricevere, senza bruciare e senza morire, il corpo del Signore: come ce lo fa riconoscere, così ce lo fa ricevere. Quindi mi viene molto spontaneo d’invocare lo Spirito su quelli che vanno a fare la comunione, perché sia lui, in loro, a ricevere il corpo del Signore.…
La comunione nella Messa è avere visto la luce vera, e avere ricevuto lo Spirito celeste. …
L’INVOCAZIONE DELLO SPIRITO NELLE NOSTRE GIORNATE
Il problema è di sapere se si è convinti che noi non abbiamo in mano le molle della nostra azione, ma anche se ne siamo convinti con speranza; a volte ne siamo convinti con fatalismo o con rassegnazione. Noi non abbiamo in mano le molle della nostra capacità di genitori, di sposi, di fratelli, di sorelle, ma abbiamo in mano la potenza dello Spirito Santo. Questo è il punto che veramente cambierebbe tutto nella nostra vita, se avessimo queste due persuasioni: del niente nostro e del tutto dello Spirito Santo. Questo cambierebbe veramente ogni cosa, però ci vuole un grande esercizio di umiltà, in primo luogo, e di speranza.
Diceva don Giuseppe: “Immergersi in questa grandissima onda che è lo Spirito: la santificazione è tutta lì”.
- Da LA PREGHIERA, relazione del 22 gennaio 2022 preparata da s Anna, III parte
Testi estratti dal libretto di Adinolfi-Gaeta, “Preghiera di donne”
I mistici che sperimentano la preghiera come avvicinamento al divino propongono percorsi ispirati e impregnati dallo spirito del tempo in cui sono stati vissuti, in cui la storia umana si intreccia con l’eterno desiderio di Dio provato da ogni essere umano. Percorsi che proprio per questo non sono facilmente assimilabili né tanto meno imitabili da lettori di altre epoche, ma che costituiscono comunque una testimonianza di questa possibilità. Cioè dal fatto che la preghiera possa diventare un punto di fuga dalla prigione della condizione umana. Il secolo trascorso, il Novecento, ci ha offerto numerose esperienze e racconti di questo genere.
Tutti sottendono un nodo di fondo: è l’essere umano che si muove alla ricerca di Dio, o è la divinità che muove incontro all’uomo? Non è una questione da poco. Nella Bibbia ebraica prevale la seconda direzione: fin dalla storia di Abramo nella Genesi e dalla rivelazione del Signore a Mosè nell’episodio del roveto ardente, non è l’animo umano a dischiudersi al divino, ma è il Signore a prendersi cura dell’umano, a sceglierlo. Nella tradizione cristiana il rapporto prevede maggiore reciprocità. …
“Nell’amore vero non siamo noi ad amare gli sventurati in Dio, è Dio in noi che li ama… La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli sguardi s’incontrano…” (Simone Weil).
Ha scritto ADRIENNE VON SPEYR: chi prega “può sperimentare nella parola della preghiera qualcosa come un rovesciamento dell’Incarnazione: riaccompagnare il Signore al Padre e allo Spirito santo… Dio ha dato all’uomo, nella creazione, la possibilità, ancora invisibile, ma vera, di avere parte in ogni dialogo divino”. “Per ciascuno il pregare è diverso”, “le preghiere interagiscono una nell’altra” e vanno a formare il tesoro totale della Chiesa, al quale tutti attingiamo. Anche il soffrire è preghiera, perché Gesù ci ha offerto anche la preghiera della Passione, “di modo che egli fa di ogni dolore cristiano, cioè aperto a lui e a lui offerto, una preghiera”.
Maria è l’esempio perfetto della nuova preghiera cristiana: “Il sì di Maria è la prima preghiera cristiana” perché in questo suo “stare a disposizione” si è inserita all’improvviso nel mistero della Trinità. L’obbedienza di Maria è responsabile accettazione del suo compito, perché da ora in poi “mediterà ormai solamente sul Figlio che vive in lei”, così che la sua preghiera sarà caratterizzata dalla capacità di “racchiudere il mondo nella preghiera, senza voler tirare tra sé e il mondo nessun tipo di confine”
… “Maria porta nella sua preghiera sia le grandi domande della Chiesa e del Dio trinitario, sia le piccolissime, insignificanti domande che le si impongono nel suo vivere quotidiano”.