8° incontro

  • Da STATUTO e DIRETTORIO

St. 1.2 § 2) I Misteri dell’Annunciazione e della Visitazione sono il quotidiano riferimento per la preghiera e per la vita di ogni membro. Fiduciosi nella onnipotenza supplice della Santa Vergine, i consacrati invocano lo Spirito Santo perché sia formato in ciascuno di loro il Figlio di Dio e siano sempre più disponibili a portare la sua presenza di servizio al Padre e ai fratelli.

Dir. 2.3.1 § 4) L’obbedire conforma perfettamente la volontà umana alla volontà divina e per questa conformità Dio vive in noi: la volontà di Dio è Dio. L’obbedienza diviene, allora, il canale attraverso il quale passa l’amore stesso di Dio.

Dir.  2.4.3  §  10)  Si  riporta  spesso  che  la  preghiera personale  è  “pensare  a  Dio  amandolo” (beato Charles de Foucauld), ma riportiamo anche la definizione della preghiera di santa Teresa d’Avila: “La preghiera è pensare a Dio che ci ama”.

 

  • Da SR. AGNESE della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Lezioni sulla Piccola Regola

LO SPIRITO E L’EUCARESTIA

Don Giuseppe diceva, fin dalle lezioni di Gerico, che rispetto all’Eucarestia c’è molto il rischio dell’abitudine, della quotidianità e infatti qualcuno, sia fra gli orientali sia qui da noi, sostiene che è meglio non celebrarla tutti i giorni per evitare l’abitudinarietà. Noi questo discorso non lo abbiamo mai  accettato,  pensando  che  è  meglio  farla  tutti  i  giorni,  anche  con  questo  rischio,  piuttosto  che non  averla!  Però  è  necessario  ravvivarla  di  continuo  e  la  si  ravviva  con  l’invocazione  grande  e continua dello Spirito durante la celebrazione stessa.

Nell’appunto  di  Gerico  don  Giuseppe  dice  che  “lo  scopo  della  Messa,  alla  fine,  è  quello  di attingere  lo  Spirito  Santo”.  Certo  lo  scopo  della  Messa  in  primo  luogo  è  di  dare  gloria  a  Dio, ma quanto a noi  lo scopo è  di  attingere lo Spirito Santo perché il  frutto dell’Eucarestia e della nostra comunione con  Cristo è  che  viene in noi lo Spirito Santo.  Questo  è il  frutto.  … San  Serafino  di Sarov dice che lo scopo della vita è di ottenere lo Spirito Santo: è attraverso lo Spirito che la nostra vita sarà consumata e portata al di là della barriera della morte.

Non solo la Messa attira lo Spirito, ma la Messa stessa è agita dallo Spirito, perché è lo Spirito Santo che agisce nell’Eucarestia, che di fatto trasforma il pane e il vino nel corpo e nel sangue del Signore. …

Una cosa che io faccio sempre, anche se non fa parte del rito, è di invocare molto lo Spirito per me  e per  tutte  le  sorelle  quando  si  va  alla  comunione,  perché  mi  ricordo  quello  che  dice  SAN FRANCESCO  in un suo scritto: “Solo lo Spirito Santo riceve il corpo del Signore”. In noi non c’è spazio per il corpo del Signore, è lo Spirito che lo riceve in  noi: come lo Spirito Santo opera nel  pane,  così lo Spirito Santo fa sì che noi  possiamo ricevere,  senza bruciare e senza morire,  il corpo  del Signore: come  ce  lo  fa  riconoscere,  così  ce  lo  fa  ricevere.  Quindi  mi  viene  molto  spontaneo  d’invocare lo Spirito su quelli che vanno a fare la comunione, perché sia lui, in loro, a ricevere il corpo del Signore.…

La comunione nella Messa è avere visto la luce vera, e avere ricevuto lo Spirito celeste. …

L’INVOCAZIONE DELLO SPIRITO NELLE NOSTRE GIORNATE

Il  problema  è  di  sapere  se  si  è  convinti  che  noi  non  abbiamo  in  mano  le  molle  della  nostra azione, ma anche se ne siamo convinti con speranza; a volte ne siamo convinti con fatalismo o con rassegnazione.  Noi  non  abbiamo  in  mano  le  molle  della  nostra  capacità  di  genitori,  di  sposi, di fratelli,  di  sorelle,  ma  abbiamo in mano la potenza dello Spirito Santo.  Questo  è  il  punto che veramente  cambierebbe  tutto  nella  nostra  vita,  se  avessimo  queste  due  persuasioni:  del niente nostro  e  del  tutto  dello  Spirito  Santo.  Questo  cambierebbe  veramente  ogni  cosa,  però  ci vuole  un grande esercizio di umiltà, in primo luogo, e di speranza.

Diceva don Giuseppe: “Immergersi in questa grandissima onda che è lo Spirito: la santificazione è tutta lì”.

 

  • Da LA PREGHIERA, relazione del 22 gennaio 2022 preparata da s Anna, III parte

Testi estratti dal libretto di Adinolfi-Gaeta, “Preghiera di donne”

I  mistici  che  sperimentano  la  preghiera  come  avvicinamento  al  divino  propongono  percorsi ispirati  e  impregnati  dallo  spirito  del  tempo  in  cui  sono  stati  vissuti,  in  cui  la  storia  umana  si intreccia con l’eterno desiderio di Dio provato da ogni essere umano. Percorsi che proprio per questo non  sono  facilmente  assimilabili  né  tanto  meno  imitabili  da  lettori  di  altre  epoche,  ma  che costituiscono  comunque  una  testimonianza  di  questa  possibilità.  Cioè  dal  fatto  che  la  preghiera possa  diventare  un  punto  di  fuga  dalla  prigione  della  condizione  umana.  Il  secolo  trascorso,  il Novecento, ci ha offerto numerose esperienze e racconti di questo genere.

 

Tutti  sottendono  un  nodo  di  fondo:  è  l’essere  umano  che  si  muove  alla  ricerca  di  Dio,  o  è  la divinità che muove incontro all’uomo? Non è una questione da poco. Nella Bibbia ebraica prevale la seconda  direzione:  fin  dalla  storia  di  Abramo  nella  Genesi  e  dalla  rivelazione  del  Signore  a Mosè nell’episodio  del  roveto  ardente,  non  è  l’animo  umano  a  dischiudersi  al  divino,  ma  è  il Signore  a prendersi  cura  dell’umano,  a  sceglierlo.  Nella  tradizione  cristiana  il  rapporto  prevede  maggiore reciprocità. …

“Nell’amore vero non siamo noi ad amare gli sventurati in Dio, è Dio in noi che li ama… La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli sguardi s’incontrano…” (Simone Weil).

Ha scritto ADRIENNE VON SPEYR: chi prega “può sperimentare nella parola della preghiera qualcosa come un rovesciamento dell’Incarnazione: riaccompagnare il Signore al Padre e allo Spirito santo… Dio ha dato all’uomo, nella creazione, la possibilità, ancora invisibile, ma vera, di avere parte in ogni dialogo divino”. “Per ciascuno il pregare è diverso”,  “le preghiere interagiscono una nell’altra”  e  vanno  a  formare  il tesoro totale della Chiesa, al quale tutti attingiamo. Anche il soffrire è preghiera, perché Gesù ci ha offerto anche la preghiera della Passione, “di modo che egli fa di ogni dolore cristiano, cioè aperto a lui e a lui offerto, una preghiera”.

Maria  è  l’esempio  perfetto  della  nuova  preghiera  cristiana:  “Il  sì di Maria  è  la  prima preghiera cristiana”  perché  in  questo  suo  “stare  a disposizione”  si  è  inserita  all’improvviso  nel  mistero della Trinità.  L’obbedienza  di  Maria  è  responsabile  accettazione  del  suo  compito,  perché  da  ora in  poi “mediterà ormai solamente sul Figlio che vive in lei”, così che la sua preghiera sarà caratterizzata dalla capacità di “racchiudere il mondo nella preghiera, senza voler tirare tra sé e il mondo nessun tipo di confine”

… “Maria porta nella sua preghiera sia le grandi domande della Chiesa e del Dio trinitario, sia le piccolissime, insignificanti domande che le si impongono nel suo vivere quotidiano”.