4° incontro

- Dallo STATUTO e dal DIRETTORIO
St. 1.4) Ognuno nella Chiesa accetterà la missione che gli potesse venire affidata, per compiere nell’umiltà quel lavoro apostolico che solo in dipendenza dalla Chiesa può essere legittimo ed efficace.
St. 2.2 §1) IMPEGNI SPIRITUALI DEI MEMBRI. Mediante l’atto di consacrazione ci si dona al Signore con il proposito dell'appartenenza totale e immediata, nella chiamata alla santità.
Dir. 2.1.1) I membri sono uniti dalla consacrazione. Questa esprime la chiamata a prendere coscienza del proprio Battesimo nelle sue esigenze in ordine alla perfezione della carità, alla santità e alla testimonianza missionaria. In questa chiamata tutti i membri sono uguali, pur rispondendo in modi diversi: per questo fanno parte di una medesima comunità, tutti profondamente toccati dalle parole di Gesù: “Siate santi come Io sono santo… Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli… Amatevi come Io ho amato voi…”.

- Dalla Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di SAN PAOLO VI (2 §23)
Chi vuole può allargare la lettura ad altre parti dell’Esortazione apostolica.
L’annuncio, in effetti, non acquista tutta la sua dimensione, se non quando è inteso, accolto, assimilato e allorché fa sorgere in colui che l’ha ricevuto un’adesione del cuore. Adesione alle verità che, per misericordia, il Signore ha rivelate. Ma più ancora, adesione al programma di vita - vita ormai trasformata - che esso propone. Adesione, in una parola, al Regno, cioè al «mondo nuovo», al nuovo stato di cose, alla nuova maniera di essere, di vivere, di vivere insieme, che il Vangelo inaugura. Una tale adesione, che non può restare astratta e disincarnata, si rivela concretamente mediante un ingresso visibile nella comunità dei fedeli. Così dunque, quelli, la cui vita si è trasformata, penetrano in una comunità che è di per sé segno di trasformazione e di novità di vita: è la Chiesa, sacramento visibile della salvezza. … Nel dinamismo dell’evangelizzazione, colui che accoglie il Vangelo come Parola che salva, lo traduce normalmente in questi gesti sacramentali: adesione alla Chiesa, accoglimento dei Sacramenti, che manifestano e sostengono questa adesione mediante la grazia, che conferiscono.

- Da SR. AGNESE della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Lezioni sulla Piccola Regola, dal Quinto incontro

“ALLA BEATA MARIA, MADRE DI DIO, SEMPRE VERGINE, IMMACOLATA E ASSUNTA” - terza parte
La Madonna ci è madre
Dunque bisogna basarsi sulla Scrittura, avere una pietà mariana teologicamente ben orientata, molto sicura, senza fronzoli, senza invenzioni né svolazzi, senza troppe analogie ancora troppo umane: cioè, in un certo senso, stare attenti a spogliarla di un alone un po’ psicologico e un pochino sentimentale, con cui invece facilmente la si avvolge. Però don Giuseppe ci esorta anche a non fare un’operazione di purificazione troppo drastica. Dobbiamo stare attenti a non disincarnarla: occorre purificare la nostra devozione mariana dai sentimentalismi, ma non spogliarla del sentimento, perché sono due cose molto diverse.
Si raccomanda moltissimo di questo, ribadendo che anche il rapporto con Maria è sempre in ordine a una comunione personale. Noi sappiamo che la Madonna è Madre di Dio, ha una posizione ben precisa sul piano della salvezza, è una creatura eccezionale, è una creatura che ha una sua realtà teologica unica, e dobbiamo conoscerla, dobbiamo conoscere che posto ha, dobbiamo sapere che cos’è la sua grandezza e la sua realtà nel mistero della salvezza; quindi dobbiamo avere una visione teologica esatta, ampia, sicura, profonda della realtà. Ma non dobbiamo dimenticarci che non è un’idea. La Madonna non è un concetto, non è un luogo teologico: è una persona. Ritorniamo sempre allo stesso punto: è una persona! E non esauriremo mai quello che lei è.
Come col Cristo: dobbiamo conoscerlo per quello che è, dobbiamo averne una visione esatta e. non sentimentale, non approssimativa, però è una persona. Non basta sapere chi è a livello teorico, bisogna sapere che è lì, che è con noi, che è con te; e questo è sempre il punto a cui ritornare.
Noi possiamo sapere chi è Gesù, ma è molto più importante chiamarlo che sapere chi è; perché arriveremo fino a un certo punto a sapere chi è; ma se lo chiamiamo, lo chiamiamo così come è, e viene a noi così com’è, in tutta la sua pienezza. Così la Madonna: arriveremo fino a un certo punto nella conoscenza di lei, e certo dobbiamo procedere in questa conoscenza, ma non l’esauriremo mai, perché anche la Vergine è un mare di misteri, come lo è Cristo: non allo stesso grado di inconoscibilità, però è un mare di misteri.
Leggiamo nell’AKATHISTOS che “compendio dei dogmi del Cristo è la Vergine”; è un mare, un oceano.
Ma se noi la chiamiamo, viene a noi così com’è, con tutta la sua ricchezza, che noi non esauriamo con la nostra conoscenza, ma che cogliamo nel nostro rapporto personale con lei.
Per la nostra pietà è importante tenere insieme due cose: una conoscenza sempre più profonda, che deve crescere e di cui non dobbiamo mai accontentarci, ma, insieme, un rapporto personale, che supera anche la conoscenza e che si affida al rapporto a tu per tu, che ti mette in rapporto con quella persona, anche là dove tu non la conosci fino in fondo, perché è lei che ti è vicina.

- Dal libro di DON DIVO BARSOTTI “I cristiani vogliono essere cristiani”, proposto da Massimo per la convivenza estate 2020
Io so che Dio ci ama e ci vuole tutti santi, ma so anche che io non posso fare nulla. La situazione del mondo è talmente grave che nessun uomo può dire di poterlo liberare da tutte le forze disgreganti dell’essere. Mi trovo sopraffatto: cosa posso mai fare? Non dobbiamo aver paura né ritirarci. Dobbiamo credere che colui che salva il mondo è sempre Lui. Che fare dunque? Io posso solo offrire la mia vita. Prego, agisco su Dio, il mio potere è su Dio. Nel Vangelo è assicurata l’efficacia di una sola azione dell’uomo: la preghiera. Ecco perché l’atto supremo della Chiesa non è la dottrina sociale. La Chiesa deve predicarla, ma deve sapere anche che non è possibile realizzarla quaggiù. Non dobbiamo deludere e ingannare il mondo. La nostra è un’azione profetica che alimenta la speranza degli uomini, ma non dà risposta alle attese dell’uomo.
L’attesa dell’uomo è l’attesa del Cristo che ritorna, non della Chiesa che fa qualcosa.
Fino a quando ci sarà il peccato, ci saranno le conseguenze del peccato, cioè la morte, le ingiustizie e tutti i mali. Fino a quando non ritorna il Cristo, ci saranno sempre degli uomini che potranno peccare, e allora la predicazione cristiana dovrebbe essere più realista. La Chiesa deve alimentare la speranza che un giorno il Cristo ritornerà e che la manifestazione del Cristo sarà la liberazione del mondo dal male.
- Da DON DIVO BARSOTTI, meditazione durante un ritiro il 25 maggio 1976
LA NOSTRA CONSACRAZIONE ALLA CHIESA
Si è detto stamani che non ci si consacra che a Dio. Allora, perché c’è la consacrazione alla Madonna, perché c’è la consacrazione alla Chiesa? La spiegazione è molto semplice: noi, certo, non possiamo che appartenere a Dio, ma non potremo appartenere a Dio che attraverso la Chiesa, perché Dio non possiede che sé, non possiede nulla tranne che se stesso. Allora come noi possiamo essere consacrati? Come Egli potrà possederci? Attraverso quel prolungamento dell’Incarnazione divina per il quale mistero Dio ha assunto la natura umana nel seno della Vergine, allora noi potremo vivere la nostra consacrazione solo nella misura che partecipiamo a questo mistero dell’Incarnazione. Ora, che cosa è questo mistero dell’Incarnazione? È la Chiesa, la Chiesa altro non è che il prolungamento dell’Incarnazione di Dio, infatti, è il suo mistico corpo, è il mistico Corpo del Cristo …
Allora è evidente, se la consacrazione implica per noi un appartenere a Dio, e appartenere a Dio non si può che in quanto il Verbo di Dio ci assume per opera dello Spirito Santo, mi sembra che sia facile capire come la nostra consacrazione implica un essere donati alla Chiesa, un essere nella Chiesa, un offrirsi alla Chiesa, un entrare nella Chiesa, un inserirci sempre più profondo nella Chiesa, un non poterci più dividere dalla Chiesa – questo è importantissimo – non c’è possibilità per noi di appartenere a Dio, se non si fa parte della Chiesa.
Appartenendo al suo mistico corpo, Dio entra in possesso di quest’anima, ed entrando in possesso di quest’anima essa vive la vita divina, ed è santa. Allora la consacrazione a Dio implica un rapporto preciso, fondamentale con la Chiesa e la Chiesa lo sa. Ecco perché la nostra consacrazione alla santissima Trinità implica anche, precedentemente, una consacrazione alla Chiesa.
Ma ancora di più, c’è la consacrazione anche alla Madonna … Maria santissima ha avuto un solo Figlio; se ella è la nostra Madre è perché in noi genera Cristo: allora l’essere noi uniti al Cristo nella nostra trasformazione in Lui è il prolungamento dell’Incarnazione divina in noi e non può operarsi se noi non entriamo a far parte di lei, cioè, se non entriamo a far parte del suo cuore, se non viviamo di quella vita che da Lei sola ci viene, come da lei Gesù ha ricevuto il latte e, prima ancora il sangue. Così, la nostra consacrazione a Dio implica di per sé anche un rapporto necessario di appartenenza alla Chiesa e un rapporto necessario di appartenenza a Maria …
Se mi separo dalla Chiesa, ecco (come dobbiamo temere certi atteggiamenti contestatari, a volte di alcuni sacerdoti), una volta che rompo con la Chiesa un legame di amore, una comunione di amore, questo legame si perde; separati dalla Chiesa, sono separati dal Cristo. Dobbiamo saperlo, riconoscerlo, anche se tutto questo può pesarci, perché la Chiesa visibile, tante volte, non è talmente trasparente del mistero di Dio che non crei in noi certe tensioni e certe anche reazioni; dobbiamo superarli, un segno fondamentale che noi siamo cristiani è, come dice SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, il “sentire cum Ecclesia” …
E allora, vedete, io vi parlo dell’ultima delle consacrazioni perché è triplice. Prima di tutto il Verbo, poi la Vergine, poi la Chiesa; però, geneticamente prima viene la Chiesa, perché la Chiesa è visibile e un inserimento nella Chiesa si vede, se tu sei fuori della Chiesa praticamente si vede, mentre l’azione interiore della carità Dio solo la conosce. Allora la prima cosa che si impone è questo rapporto con la Chiesa, conoscere la Chiesa …
Non è la povertà dei cristiani, tante volte, né l’indegnità dei sacerdoti che ci impedisce di credere alla Chiesa, perché noi non crediamo direttamente a questi uomini. Sappiamo che Egli ha scelto questa istituzione, attraverso questa istituzione si fa presente e continua il mistero di una Incarnazione divina. Di qui, l’importanza per noi di superare tante volte certe difficoltà interiori per aderire pienamente alla Chiesa in umiltà, in venerazione, in amore.