6° Incontro

- Dallo STATUTO e dal DIRETTORIO
St. 2.3 §1) I CONSIGLI EVANGELICI. Non conformandosi alla mentalità del mondo, i consacrati si impegnano a lasciare fruttificare nella loro vita i doni delle virtù teologali e la pratica dei consigli evangelici, nell'accoglienza della vita comunitaria o comune, sempre pronti a ricevere e ad offrire, dal più profondo del cuore, nel perdono reciproco quotidianamente rinnovato, il dono della divina misericordia.
Dir. 2.4.3 §9) Il raccoglimento e il silenzio, cercati per i momenti della preghiera, sono aiuti efficacissimi; ci difendono da distrazioni, deviazioni, tentazioni, perditempo e sono prima di tutto atteggiamenti interiori. Richiamiamo dalla Piccola Regola della Piccola Famiglia dell’Annunziata: “Il silenzio è progressivo venir meno di ogni fantasia, di ogni programma, di ogni apprensione per il futuro, di ogni pensiero non richiesto dal dovere immediato; ed è un dono invocato, predisposto e custodito con la fedeltà al raccoglimento esteriore, in ogni ora, ambiente e circostanza, con la mansuetudine, la mortificazione della curiosità, la riduzione abituale delle cose che verrebbe spontaneo dire, la rinuncia a parlare di sé, la preferenza progressiva per le parole e i concetti più semplici, più sereni e più pacificanti”.
- Dalla Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di SAN PAOLO VI (1 §9-10) Come nucleo e centro della Buona Novella, il Cristo annunzia la salvezza, dono grande di Dio, che non solo è liberazione da tutto ciò che opprime l’uomo, ma è soprattutto liberazione dal peccato e dal Maligno, nella gioia di conoscere Dio e di essere conosciuti da lui, di vederlo, di abbandonarsi a lui. Tutto ciò comincia durante la vita del Cristo, è definitivamente acquisito mediante la sua morte e la sua risurrezione, ma deve essere pazientemente condotto nel corso della storia, per essere pienamente realizzato nel giorno della venuta definitiva del Cristo, che nessuno sa quanto avrà luogo, eccetto il Padre. Questo Regno e questa salvezza, parole-chiave dell’evangelizzazione di Gesù Cristo, ogni uomo può riceverli come grazia e misericordia, e nondimeno ciascuno deve, al tempo stesso, conquistarli con la forza - appartengono ai violenti, dice il Signore - con la fatica e la sofferenza, con una vita secondo il Vangelo, con la rinunzia e la croce, con lo spirito delle beatitudini. Ma, prima di tutto, ciascuno li conquista mediante un totale capovolgimento interiore che il Vangelo designa col nome di «metánoia», una conversione radicale, un cambiamento profondo della mente e del cuore.

- Da SR. AGNESE della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Lezioni sulla Piccola Regola, dal Quinto incontro
“ALLA BEATA MARIA, MADRE DI DIO, SEMPRE VERGINE, IMMACOLATA E ASSUNTA” - sesta parte

Invocare la Madonna nelle tentazioni
Don Giuseppe si è fermato molto a lungo sull’invocazione della Vergine nelle tentazioni. Ha fatto un discorso lunghissimo, sia a noi sorelle nel ’76, sia ai fratelli a Gerico, sul fatto che la Madonna deve essere invocata in tutti i casi in cui noi ci sentiamo tentati: il suo soccorso fondamentale è proprio quello di aiutarci quando siamo in pericolo, quando siamo in un momento di difficoltà.
Questo si basa sul fatto che la Madonna è la donna del Protovangelo in cui è detto: “Metterò inimicizia tra te e la donna”. È lei la grande nemica del nemico e quindi, quando c’è la guerra e inizia la lotta, è a lei che bisogna soprattutto e immediatamente ricorrere.
Vi leggo qualche brano di don Giuseppe: “In particolare vorrei sottolineare ancora questa sera che il nostro ricorso alla Vergine è necessario ed efficace, sempre, all’inizio di ogni tipo di tentazione. Quando i processi di tentazione vanno molto avanti, si arriva a punti dai quali è difficile venire fuori, c’è sempre il fatto che non abbiamo sbarrato la strada in tempo con un semplice sguardo a Maria; quando lo facciamo non si va molto avanti, ci si ferma”.
Lui ha detto che questa è la sua esperienza, personale, e nelle guida delle anime. Quando si è travolti dalla tentazione, quasi sempre è perché non si è avuto l’attenzione e l’avvertenza di ricorrere alla Vergine sin dall’inizio.
A questo punto fa un’analisi della tentazione: questo forse non rientra in modo diretto nel nostro tema, ma mi sembra utile leggerla. “Se ci troviamo per terra, prima di tutto questo non avviene per noi in modo improvviso: c’è inevitabilmente una certa durata, c’è sempre qualcosa di ancora iniziale, di piccolo, di arrestabile che non viene arrestato in tempo, che dà luogo a qualcosa di ulteriore e di meno arrestabile, ma tuttavia ancora arrestabile seppure con maggiore sforzo; e poi c’è invece qualcosa di più avanzato ancora, che non è più arrestabile; in ogni campo: nelle rabbie, nelle tristezze, nelle mancanze di carità, ecc. in ogni tipo di tentazioni noi sappiamo diagnosticare la prima fase della tentazione dalla seconda, dalla terza, ecc. Ora, il ricorso a Maria, se è tempestivo, se si opera nella prima fase, arresta tutto; spesso arresta anche nella seconda, ma nella prima arresta sempre senza grande sforzo”.
Questo è il punto: quando si comincia a vedere che c’è aria di guerra all’orizzonte, che l’aria comincia ad annebbiarsi e a crearci qualche nuvoletta, bisognerebbe prendere l’abitudine (è l’esperienza dell’arte militare!) di ricorrere sempre alla Madonna.
Anche nel discorso di Gerico ha istituito su questo concetto. “Il primo ricorso alla Vergine è il mezzo più efficace per stroncare in partenza le tentazioni di ogni genere, in ogni campo. Non intendo solo nel campo della purezza, ma moltissimo nel campo dell’umiltà e nel campo della carità.
Le tentazioni, anche se noi le avvertiamo come improvvise, come aggressioni immediate, nascono da un processo che va dal primo pensiero a un consenso successivo; hanno sempre un prima e un dopo, cioè si distendono in un tempo, breve se volete, ma sempre in un tempo; e c’è sempre il tempo di mezzo, almeno per fare una cosa; tra l’una e l’altra fase, tra le fasi dell’immaginazione o del pensiero e la fase del consenso e dell’esecuzione, c’è sempre il tempo, sia pure brevissimo, di invocare la Madonna, di invocare Gesù e, come tante volte dico e sempre di più, di farsi un segno di croce.
Dobbiamo prontamente, prima ancora che la tentazione abbia messo il piede dentro casa, farci alla svelta, magari anche solo meccanicamente, un segno di croce, invocare il nome di Gesù e supplicare la Madonna. Tre cose che si faranno in un battibaleno ci vuole più tempo a descriverle che a farle; dal punto di vista della nostra lotta personale, sono le più tipiche armi spirituali e quelle che sono sempre a nostra portata, in ogni condizione, anche quando ci troviamo molto malconci. Mentre il ricorso tardivo, lento, pigro, a questi tre mezzi, è già un mezzo consenso; e allora si è già in una condizione in cui è difficile poterlo fare, ma non è impossibile ancora; mentre è estremamente facile farlo subito, quando si è solo al primo passo. E basta quello, ve lo garantisco proprio sul serio, per l’esperienza non solo mia personale, ma tante, tante e tante volte verificata nelle anime, specialmente nei momenti di maggiore lotta. Con questo si scende nel concreto, si scende alla fenomenologia minuta dei procedimenti della salvezza, che sono alla portata di tutti. Si tratta di armi messe veramente a disposizione di tutti con efficacia sicura”.
La Madonna è veramente la grande lottatrice. L’AKATHISTOS la definisce “stratega, stratega a nostro soccorso”; la Chiesa greca le dà l’appellativo di “grande guerriera, colei che lotta”; ogni madre lotta per suo figlio, e lei è una madre coraggiosa e forte che lotta.
Da don Giuseppe: “Come essa è descritta al culmine dell’Evangelo, nella scena dalla crocifissione: è descritta come madre che si è data come madre, cioè verificando in lei, in grado eminente, quella proprietà che l’esperienza comune ci insegna proprie di una madre, di essere sempre pronta a fare scudo di se stessa alla propria creatura”.

La tentazione contro la carità
La Madonna ci aiuta in particolare nelle tentazioni contro la carità. “La Vergine può dare un aiuto personale soprattutto nei momenti bui, nei momenti difficili, nei momenti in cui è in gioco qualcosa di essenziale per noi, cioè la possibilità del peccato e dell’attaccamento al peccato, come per esempio accade in certi momenti per la carità”.
Certi rancori, certe tensioni, certe incapacità di perdono, certi risvolti di vendetta, anche più o meno confessati, sono quelli a cui più facilmente rimaniamo attaccati. Ad altri tipi di tentazione è forse meno facile rimanere attaccati, perché è evidente che bisogna respingerli. Rispetto al rancore è più facile che qualche volta proprio non si riesca a reagire a questo sentimento, che si sia il rischio di un attaccamento. E la Madonna può aiutarci molto.
“La carità è difficile, le tentazioni contro di essa sono continue. In questi casi, vedete, bisogna proprio incominciare prima e forse con uno sforo minore, e minore tensione volontaristica che poi, a un certo momento, sbotta. Invece cominciare molto a monte, invocando la Vergine e facendosi il segno di croce; davanti a un episodio che immediatamente ti fa bollire il sangue, se lo fai in tempo, se lo si fa appena la cosa si prospetta, ci si evita poi delle grandi tempeste, degli sforzi che possono anche superare la nostra natura e che possono poi anche risultare vacui, inutili, perché lo sforzo stesso porta a tensione tale che, malgrado non lo si voglia, si finisce con lo sbottare”.
Questo significa che per la carità, ancor più che per le altre cose, lo sforzo volontaristico serve poco. Imporsi con la volontà a tutti i costi di superare la tensione serve poco. Imporsi con la volontà a tutti i costi di superare la tensione contro quella persona, quel rancore, quell’ostilità, quella difficoltà, non serve molto in questo campo; anzi, a volte è talmente violento che ti accumula altre tensioni e alla fine si sbotta. Qui la volontà non ha molto spazio.
È più importante, appena si sente aria di ostilità verso qualcuno, cominciare ad invocare la Vergine perché sia lei a infondere dolcezza e a dare la possibilità di un atto buono che poi scioglie questa grande tensione. E sappiamo l’inutilità di consigliare degli sforzi di volontà o degli atti un po’ violenti in questo campo; io non lo faccio mai con le mie sorelle; piuttosto invito a stare quiete, a pregare la Madonna e chiederle di fare, anche per sbaglio, un atto buono verso la persona in questione. Per sbaglio, senza che noi ci mettiamo niente… E succede! Al contrario, il proporsi di essere buone, di fare atti di buona volontà può creare delle tensioni psicologiche così violenti che è meglio girare al largo. Invece invocare la Vergine, che sia lei a darti il destro per addolcire, smussare un angolino appena, piccolo, piccolo, e da questo ne viene un altro e, di bontà in bontà, si arriva ad avere una piena dissipazione delle nubi; ma ci vuole veramente un aiuto suo, specificamente suo.
Forse non siete molto persuasi di questo, ma, avendone esperienza, io credo che sia proprio vero, credo che non serva aggredire violentemente questa tentazione.
Le tentazioni contro la purezza, sì, serve aggredirla violentemente, qualche volta si può anche spezzarle e così anche quelle contro l’umiltà richiedono una nostra energia, ma quelle contro la carità mi pare molto difficile; ci vuole una dolcezza infusa dall’alto, non viene da noi e un indurimento della volontà indurisce più che sciogliere; questo almeno per la mia esperienza, e don Giuseppe diceva anche per la sua.