8° incontro

- Dallo STATUTO e dal DIRETTORIO
St. 1.1 §2) I Misteri dell’Annunciazione e della Visitazione sono il quotidiano riferimento per la preghiera e per la vita di ogni membro. Fiduciosi nella onnipotenza supplice della Santa Vergine, i consacrati invocano lo Spirito Santo perché sia formato in ciascuno di loro il Figlio di Dio e siano sempre più disponibili a portare la sua presenza di servizio al Padre e ai fratelli.
Dir. 1.4 §3) Guardando il nostro modello, Maria, e il brano dell’Annunciazione e della Visitazione, troviamo che per i consacrati c’è prima di tutto un servizio fraterno di carità da svolgere: per tutti noi rimane basilare l’incontro di fraternità, incontro nel nome del Signore, nella casa “chiesa domestica”, a piccoli gruppi, la propria famiglia con altre famiglie, per leggere la Parola di Dio, per ricevere la luce del Vangelo. È qui che si instaurano rapporti spirituali, si ravviva la carità della fede.

- Dalla Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di SAN PAOLO VI (1 §15)
La Chiesa è depositaria della Buona Novella che si deve annunziare. Le promesse della Nuova Alleanza in Gesù Cristo, l’insegnamento del Signore e degli Apostoli, la Parola di vita, le fonti della grazia e della benignità di Dio, il cammino della salvezza: tutto ciò le è stato affidato. Il contenuto del Vangelo, e quindi dell’evangelizzazione, essa lo conserva come un deposito vivente e prezioso, non per tenerlo nascosto, ma per comunicarlo. Inviata ed evangelizzata, la Chiesa, a sua volta, invia gli evangelizzatori. Mette nella loro bocca la Parola che salva, spiega loro il messaggio di cui essa stessa è depositaria, dà loro il mandato che essa stessa ha ricevuto e li manda a predicare: ma non a predicare le proprie persone o le loro idee personali, bensì un Vangelo di cui né essi, né essa sono padroni e proprietari assoluti per disporne a loro arbitrio, ma ministri per trasmetterlo con estrema fedeltà.

- Dalla Lettera del PAPA SAN GIOVANNI PAOLO II dell’8 dicembre 2003 sulla spiritualità monfortana
Chi vuole può allargare la lettura del “Trattato sulla vera devozione alla Santa Vergine” a cui si fa riferimento. La lettura deve tenere conto delle indicazioni degli ultimi Papi alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
SAN GIOVANNI MARIA GRIGNION DE MONFORT – prima parte

Un classico testo della spiritualità mariana Centosessant’anni or sono veniva resa pubblica un’opera destinata a diventare un classico della spiritualità mariana. San Luigi Maria Grignion de Montfort compose il “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” agli inizi del 1700, ma il manoscritto rimase praticamente sconosciuto per oltre un secolo. Quando finalmente, quasi per caso, nel 1842 fu scoperto e nel 1843 pubblicato, ebbe un immediato successo, rivelandosi un’opera di straordinaria efficacia nella diffusione della “vera devozione” alla Vergine Santissima. Io stesso, negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo libro, nel quale “trovai la risposta alle mie perplessità” dovute al timore che il culto per Maria, “dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo” (DONO E MISTERO, p. 38). Sotto la guida sapiente di san Luigi Maria compresi che, se si vive il mistero di Maria in Cristo, tale rischio non sussiste. Il pensiero mariologico del Santo, infatti, “è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio” (ibid.). La Chiesa, fin dalle sue origini, e specialmente nei momenti più difficili, ha contemplato con particolare intensità uno degli avvenimenti della Passione di Gesù Cristo riferito da san Giovanni: “Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla Madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua Madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,25-27). Lungo la sua storia, il Popolo di Dio ha sperimentato questo dono fatto da Gesù crocifisso: il dono di sua Madre. Maria Santissima è veramente Madre nostra, che ci accompagna nel nostro pellegrinaggio di fede, speranza e carità verso l’unione sempre più intensa con Cristo, unico salvatore e mediatore della salvezza (cfr Cost. Lumen gentium, 60 e 62). Com’è noto, nel mio stemma episcopale, che è l’illustrazione simbolica del testo evangelico appena citato, il motto Totus tuus è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort (cfr Dono e mistero, pp. 38-39; Rosarium Virginis Mariae, 15). Queste due parole esprimono l’appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria: “Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt ", scrive SAN LUIGI MARIA; e traduce: “Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio ti appartiene, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre” (Trattato della vera devozione, 233). La dottrina di questo Santo ha esercitato un influsso profondo sulla devozione mariana di molti fedeli e sulla mia propria vita. Si tratta di una dottrina vissuta, di notevole profondità ascetica e mistica, espressa con uno stile vivo e ardente, che utilizza spesso immagini e simboli. Dal tempo in cui visse san Luigi Maria in poi, la teologia mariana si è tuttavia molto sviluppata, soprattutto mediante il decisivo contributo del Concilio Vaticano II. Alla luce del Concilio va, quindi, riletta ed interpretata oggi la dottrina monfortana, che conserva nondimeno la sua sostanziale validità.

- Dal libro “Alla scuola dell’amore” di DON DIVO BARSOTTI, trascrizione di meditazioni tenute il 15 luglio 1984

IL MISTERO DELLA VISITAZIONE – prima parte
Una visita personale
È un mistero dolcissimo. È il mistero della carità di Maria che va da sua cugina Elisabetta, per assisterla negli ultimi mesi della sua gravidanza. Mistero della carità di Maria, che è un continuo venire ad ogni anima, per assistere ogni anima nel suo cammino verso Dio.
Come Nostro Signore, anche Maria Santissima nei suoi misteri vive una missione, che non termina se non con la fine del tempo. Non solo la grazia di quella carità che porta la Regina del cielo dalla cugina Elisabetta si fa presente oggi nella Chiesa per ogni anima, ma, di più, si fa presente la visita stessa della Vergine ad ogni anima.
Nella vita terrena la Vergine, come noi, era condizionata dal tempo e dallo spazio; non poteva nel medesimo tempo andare da Elisabetta e rimanere con Giuseppe o andare al Tempio di Gerusalemme, vivere cioè in molteplici luoghi, come molteplice invece poteva essere il desiderio dell’anima sua di soccorrere tutti coloro che poteva essere il desiderio dell'anima sua di soccorrere tutti coloro che potevano avere bisogno di lei. Così anche Gesù. Non appare nel Vangelo che nella sua vita mortale abbia voluto usare del dono di una bilocazione, ad esempio: anche lui se era a Betlemme non era a Nazaret, se era a Gerusalemme non era in Samaria. Condizionata come noi, Maria non poteva vivere che in un solo luogo, non poteva vivere che un solo atto di amore.
Non così dopo la sua glorificazione. Come il Cristo dopo la sua risurrezione gloriosa si fa presente ad ogni anima, si unisce a ciascuno di noi e vive in ognuno di noi (“Dimorate in me ed io in voi” dice Gesù), così la Vergine, ella è là dove ama, ella è dunque in un continue visitare ciascuno di noi, nella sua carità. Non è soltanto una presenza di ricordo, non è soltanto una presenza spirituale come potrebbe essere la presenza, in noi, del nostro affetto e del nostro amore per tutti coloro che amiamo. Non è così, è una presenza reale; la Vergine non è più condizionata né dal tempo né dallo spazio. Ella vive soltanto la pienezza di un amore, che rende possibile alla sua natura di donna glorificata di vivere con ciascuno di coloro che ama, di vivere venendo a ciascuno che ama. Perché la visita di Maria Santissima, non più legata ai luoghi, ma legata alle anime, viene a ciascuna anima che particolarmente è disposta ad accoglierla.

Una fede che apre gli occhi e il cuore
È vero che ella viene, ma è anche vero che noi dobbiamo aprirle le porte, e si aprono le porte della nostra anima alla Vergine, nella misura di una nostra fede semplice, pura, viva.
Crediamo davvero che Maria Santissima è qui con noi? Crediamo davvero che Maria Santissima vuole venire, e ci chiede di aprire la porta del cuore perché possa vivere con noi questi giorni, possa aiutarci a rispondere a Dio, anzi più ancora: aiutarci ad ascoltare la sua parola? É la visita di Maria santissima a santa Elisabetta che portò a Giovanni Battista Gesù; è la visita di Maria santissima a santa Elisabetta che portò anche ad Elisabetta Gesù, perché anche Elisabetta sentì che con la Vergine veniva a lei anche il Figlio di Dio.
Certo: dobbiamo essere buoni, dobbiamo essere santi, ma è secondario tutto questo, è molto secondario. Primario nel cristianesimo è l’atto di fede che accoglie un Dio che si comunica in Cristo ad ogni uomo. E Cristo viene a noi mediante la maternità verginale di Maria. Primario è vivere il mistero; è nel vivere il mistero di questa presenza che noi saremo anche buoni e santi. La santità sarà una conseguenza naturale di un incontro reale con la Vergine pura, con il suo Figlio divino.
S’impone dunque per prima cosa una fede vera, umile, semplice e pura che ci apra gli occhi e faccia esclamare anche a noi quello che Elisabetta esclamò: “A che debbo che la Madre di Dio, la Madre del mio Signore venga a me?”.
La Vergine viene! La visita di Maria Santissima a noi non è meno vera dell’incontro che ella ha vissuto con Melania Calvat, con Massimino sul monte della Salette o con Bernardetta alla grotta di Massabielle. Non è meno vera, anche se i nostri occhi non la vedono. E noi non la vediamo, non perché lei voglia rimanere invisibile, ma perché i nostri occhi non possono captare la sua luce. Siamo come le civette, diceva san Giovanni della Croce, che ci vedono di notte e di giorno non possono vedere; perché la luce della divina Presenza, la luce della gloria di Dio, la luce della Presenza del Cristo, la luce anche della gloria della Vergine, sono tali che i nostri occhi rimangono come accecati, non vedono più. Noi non possiamo vedere per eccesso di luce, ma ella è qui, ella viene, porta a ciascuno Gesù.
Non si tratta di imparare da Maria come si vive, il modello si può avere anche attraverso la lettura o la meditazione di quello che ella ha vissuto, e voi lo conoscete. Ma è più bello vivere nella presenza pura di chi si ama piuttosto che ricevere e leggere una cartolina che ci viene da lontano, Ella è qui! Dobbiamo saperlo, ella è qui!
Non c'è luogo dove ella non sia, se in ogni luogo vi è un’anima che ella ama, è là dove ama, ed ella ama ogni suo figlio. Potete voi dubitare che Maria Santissima vi ami? Voi potete dubitare di amarla, ma non che ella vi ami; e forse neppure dubitate di amarla, e allora voi pensate che se lei vi ama di più di quanto voi l’amate, voglia stare lontana da voi?
Ella è con voi! Noi dobbiamo vivere questa presenza materna della Vergine. Se ella è mediatrice di ogni grazia, è perché da lei abbiamo ricevuto Gesù, e in ogni istante è dalle sue mani verginali e dal suo Cuore di Madre, che noi dobbiamo accogliere il Cristo.