- Dallo STATUTO e dal DIRETTORIO
St. 2.2.1) I consacrati promettono: di impegnarsi in un ascolto quotidiano della Parola di Dio in lettura continua, seguendo il brano di “lectio divina” indicato nel calendario di Comunità; di proclamare ogni giorno l’Inno allo Spirito Santo e l’Angelus prolungato; di dare fedeltà alla Liturgia delle Ore con la recita di Lodi e Vespri (o altra ora del breviario) in unione spirituale alla lode e all'offerta del Sacrificio Eucaristico; di partecipare all'incontro settimanale nel gruppo di fraternità (o sostituirlo con un momento di preghiera personale); di vivere la vita fraterna della Comunità, partecipando ai ritiri e alle assemblee di Cenacolo e, per quanto possibile, a quelli generali, indicati dalla Presidenza; di accogliere il proposito di un cammino continuo in comunità, per la crescita della carità verso Dio e verso il prossimo, e pertanto di verificare periodicamente con l’incaricato i propri impegni di consacrati.
Dir. 2.4) L’AMORE VERSO DIO. Nel mistero dell’Annunciazione è proclamata la necessità di cercare Dio solo; questo richiede uno spazio primario da donare, con fiducioso e totale abbandono.
Dir. 2.5) L’AMORE VERSO IL PROSSIMO. Come Maria che porta con Gesù ogni dono di Dio, in fretta e nella lontana casa di Zaccaria ed Elisabetta, anche noi con urgenza desideriamo portare Cristo e la sua Parola nelle nostre case, di famiglia in famiglia, e negli ambienti in cui viviamo.
- Dalla Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di SAN PAOLO VI (3 §26-27)
Evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo; che nel suo Verbo incarnato ha dato ad ogni cosa l’essere ed ha chiamato gli uomini alla vita eterna. Questa attestazione di Dio farà raggiungere forse a molti il Dio ignoto, che essi adorano senza dargli un nome, o che cercano per una ispirazione segreta del cuore allorquando fanno l’esperienza della vacuità di tutti gli idoli. Ma è pienamente evangelizzatrice quando manifesta che, per l’uomo, il Creatore non è una potenza anonima e lontana: è il Padre. «Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» e siamo dunque fratelli gli uni gli altri in Dio. La evangelizzazione conterrà sempre anche - come base, centro e insieme vertice del suo dinamismo - una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso. E non già una salvezza immanente, a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell’esistenza temporale e si identificano totalmente con i desideri, le speranze, le occupazioni, le lotte temporali, ma altresì una salvezza che oltrepassa tutti questi limiti per attuarsi in una comunione con l’unico Assoluto, quello di Dio: salvezza trascendente, escatologica, che ha certamente il suo inizio in questa vita, ma che si compie nell’eternità.
- Dalla Lettera del PAPA SAN GIOVANNI PAOLO II dell’8 dicembre 2003 sulla spiritualità monfortana
SAN GIOVANNI MARIA GRIGNION DE MONFORT – seconda parte
Ad Iesum per Mariam San Luigi Maria propone con singolare efficacia la contemplazione amorosa del mistero dell’Incarnazione. La vera devozione mariana è cristocentrica. Infatti, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, “la Chiesa, pensando a lei (a Maria) piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con venerazione e più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione” (Cost. LUMEN GENTIUM, 65). L’amore a Dio mediante l’unione a Gesù Cristo è la finalità di ogni autentica devozione, perché - come scrive SAN LUIGI MARIA - Cristo “è il nostro unico maestro che deve istruirci, il nostro unico Signore dal quale dobbiamo dipendere, il nostro unico Capo al quale dobbiamo restare uniti, il nostro unico modello al quale conformarci, il nostro unico medico che ci deve guarire, il nostro unico pastore che ci deve nutrire, la nostra unica via che ci deve condurre, la nostra unica verità che dobbiamo credere, la nostra unica vita che ci deve vivificare e il nostro unico tutto, in tutte le cose, che ci deve bastare” (Trattato della vera devozione, 61). La devozione alla Santa Vergine è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente” (Trattato della vera devozione, 62). Questo centrale desiderio di “amare teneramente” viene subito dilatato in un’ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di partecipare all’indicibile comunione d’amore che esiste tra Lui e sua Madre. La totale relatività di Maria a Cristo, e in Lui alla Santissima Trinità, è anzitutto sperimentata nella osservazione: “Ogni volta che tu pensi a Maria, Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a Maria, Maria con te loda e onora Dio. Maria è tutta relativa a Dio, e io la chiamerei benissimo la relazione di Dio, che non esiste se non in rapporto a Dio, o l’eco di Dio, che non dice e non ripete se non Dio. Se tu dici Maria, ella ripete Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto. Maria – l’eco fedele di Dio - intonò: Magnificat anima mea Dominum: l’anima mia magnifica il Signore. Ciò che Maria fece in quell’occasione, lo ripete ogni giorno. Quando è lodata, amata, onorata o riceve qualche cosa, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato, Dio riceve per le mani di Maria e in Maria” (Trattato della vera devozione, 225). È ancora nella preghiera alla Madre del Signore che san Luigi Maria esprime la dimensione trinitaria della sua relazione con Dio: “Ti saluto, Maria, Figlia prediletta dell’eterno Padre! Ti saluto Maria, Madre mirabile del Figlio! Ti saluto Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo!” (Segreto di Maria, 68). Questa tradizionale espressione, già usata da san Francesco d’Assisi (cfr Fonti Francescane, 281), pur contenendo livelli eterogenei di analogia, è senza dubbio efficace per esprimere in qualche modo la peculiare partecipazione della Madonna alla vita della Santissima Trinità. San Luigi Maria contempla tutti i misteri a partire dall’Incarnazione che si è compiuta al momento dell’Annunciazione. Così, nel “Trattato della vera devozione”, Maria appare come “il vero paradiso terrestre del Nuovo Adamo”, la “terra vergine e immacolata” da cui Egli è stato plasmato (n. 261). Ella è anche la “Nuova Eva”, associata al “Nuovo Adamo” nell’obbedienza che ripara la disobbedienza originale dell’uomo e della donna (cfr ibid., 53; Sant’Ireneo, Adversus haereses, III, 21, 10-22, 4). Per mezzo di quest’obbedienza, il Figlio di Dio entra nel mondo. La stessa Croce è già misteriosamente presente nell’istante dell’Incarnazione, al momento del concepimento di Gesù nel seno di Maria. Infatti, l’ecce venio della Lettera agli Ebrei (cfr 10,5-9) è il primordiale atto d’obbedienza del Figlio al Padre, già accettazione del suo Sacrificio redentore “quando entra nel mondo”. “Tutta la nostra perfezione - scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort - consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più sarà consacrata a Gesù Cristo” (Trattato della vera devozione, 120). Rivolgendosi a Gesù, san Luigi Maria esprime quanto è meravigliosa l’unione tra il Figlio e la Madre: “Ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, non è più: sei solo tu, mio Gesù, che vivi e regni in lei... Ah! se si conoscesse la gloria e l’amore che tu ricevi in questa mirabile creatura... Ella ti è così intimamente unita... Ella infatti ti ama più ardentemente e ti glorifica più perfettamente di tutte le altre creature insieme" (ibid., 63).
- Dal libro “Alla scuola dell’amore” di DON DIVO BARSOTTI, trascrizione di meditazioni tenute il 15 luglio 1984
IL MISTERO DELLA VISITAZIONE – seconda parte
La realtà del mistero
Non si tratta di meditare su qualche virtù, si tratta piuttosto di percepire nella fede una presenza: presenza della Vergine, presenza del Cristo, presenza dello Spirito di Dio. Perché è mediante lo Spirito Santo che noi possiamo vivere la presenza stessa della Vergine e del Cristo. Infatti è mediante lo Spirito che noi siamo introdotti nel Regno di Dio. Dice il Vangelo che lo Spirito Santo è come un vento che “non sai né donde venga, né dove vada”. Ma noi sappiamo che lo Spirito viene da Dio e a Dio conduce. E allora ecco che lo Spirito Santo che viene da Dio vi porta a Dio, o piuttosto vi porta nella realtà di questo mondo divino che è Cristo Signore e la Vergine Santa. Perché non è più vero che la Vergine fa parte di questo mondo, non è più vero che Gesù fa parte di questo mondo, siamo noi ed è questo mondo che deve entrare in questo “nuovo mondo” che è il Cuore del Cristo, in questo “nuovo mondo” che è il Cuore di Maria.
Vivere la realtà di questo mistero vuol dire vivere già in Paradiso. È lo Spirito Santo che vi ha condotto a vivere in questo “mondo nuovo” che è il Seno del Padre, il Cuore del Cristo e di Maria.
Cercherete di vivere con una consapevolezza nuova, quella che è la vostra vita di ogni giorno: vivere in Dio, vivere per Dio, vivere di Dio; e vivere per Dio, in Dio, di Dio vuol dire vivere in Cristo, per la mediazione della Maternità di Maria, e vivere in Dio, per Dio e di Dio vuol dire abbandonarsi alla potenza dello Spirito, perché lo Spirito operi in voi quello che ha operato un giorno nel seno della Vergine. E lo Spirito in Maria ha operato l’Incarnazione del Verbo! Per l’azione dello Spirito Santo deve prolungarsi in noi questo mistero, in tal modo che viva in noi Cristo, viva solo Cristo, e vivendo in noi Cristo e solo Cristo, vivremo di Dio, in Dio e per Dio come ha vissuto il Verbo incarnato nella natura umana, assunta.
Esperienza di comunione
Ecco quello che mi sembra debba essere questo incontro reale con Dio, per la mediazione della Vergine pura: una esperienza più intima e dolce di questa comunione di vita che, mediante la mediazione di Maria, la Madre, noi vivremo col Cristo, una comunione reale con lui, anzi con lui una sola vita. E in questa comunione anche la nostra comunione con Dio, perché il Cristo è, sì, uomo, ma l’umanità del Cristo è la via che ci conduce a Dio, ed egli è anche Dio, come dice Agostino: “Via e Vita”.
Per entrare in questo mistero dunque si impone prima di tutto la fede! Se noi non crediamo, tutto quello che abbiamo detto diviene soltanto parole, che possono essere belle, ma che lasciano il tempo che trovano. E d’altra parte non è la fede che realizza questo mistero, ma è la fede che ci rende partecipi di questo mistero. Perciò quanto più pura e grande sarà la fede nella presenza del Cristo, nella presenza della Vergine, tanto più grande sarà l’esperienza di questa realtà nella quale Dio ci introduce.
Noi dobbiamo, in una fede pura, credere veramente che la Vergine è qui; ma noi lo dobbiamo vivere realmente questo incontro con lei, dobbiamo sentirla, riconoscerla come mamma, perché noi siamo tutti suoi figli, dobbiamo sentirci abbracciati da questa tenerezza di amore, dobbiamo sentirci invasi dalla dolcezza della sua carità.
Si diceva che Maria Santissima è continuamente in visita verso ciascuno di noi. La visita a santa Elisabetta l’ha fatta una volta sola, ma a ciascuno di voi Maria santissima è venuta in visita innumerevoli volte nella sua vita. Apriamo gli occhi della fede per vederne il volto, per ascoltarne la parola. Sia lei in questi giorni a parlarvi, e sarà lei che vi disporrà sempre di più non solo ad accogliere Cristo, ma ad accoglierlo in modo tale da divenire una sola cosa con lui, un solo corpo con lui.
Che ella vi insegni anche come ci si abbandona allo Spirito, perché soltanto nell’abbandono allo Spirito Santo si compie il mistero di questo prolungamento dell’Incarnazione che è la vita cristiana, di questo prolungamento di Incarnazione divina, che è il mistero stesso della Chiesa e della santità di ciascuno.